Fin dalla prima giornata dei Championships, sono state tante le uscite delle teste di serie nel tabellone maschile. Zverev, Draper, Tsitsipas, Medvedev, Popyrin, Berrettini, Rune, Humbert; uno per un motivo, uno per l’altro si sono subito fermati alla prima settimana.
Perché così tante difficoltà?
E’ necessario analizzare per ognuno dei giocatori citati le possibili motivazioni per cui il loro cammino a Wimbledon si è interrotto così prematuramente. Vi è probabilmente un fattore comune: il fatto che il calendario dei tornei si infittisce anno dopo anno, cosa che comporta il fatto che a metà stagione i giocatori arrivano mentalmente alle corde e con magari qualche infortunio da gestire nel corso della settimana. L’emblema non solo per questo torneo, ma per quanto riguarda tutta quanta la stagione è il greco Stefanos Tsitsipas. L’ex numero tre del mondo ha accusato un problema alla schiena e si è sfogato in questo modo in conferenza stampa: “E’ difficile da descrivere. Sto combattendo molte battaglie in questi giorni. È molto doloroso vedermi in una situazione così. Una cosa che odio veramente fare è ritirarmi o fermare un incontro. Non mi sono mai immaginato che potessi essere in una situazione del genere, che non accadeva dalle Finals di Torino del 2023. Da quel momento sento che il mio corpo sia diventato fragile e sto combattendo una guerra, che è quella di sentirmi sano e a mio agio arrivando ai limiti. Non so, sento di non avere risposte. Ho provato di tutto. Ho fatto un lavoro incredibile con il mio fitness coach, con il mio fisioterapista, massimizzando tutto quello che potevo. Al momento quindi non ho risposte. Non so cosa fare.” Oltre ai problemi fisici, si aggiungo anche quelli legati all’organizzazione: non solo Tsitsipas, ma anche Holger Rune, hanno cambiato più di una volta allenatore e altri componenti della squadra, cosa che forse dal punto di vista tattico può aver insinuato qualche incertezza nella mente dei due giovani allenati un tempo da coach Patrick Mouratoglu. Se il tennis è uno degli sport più duri da reggere a livello mentale, Zverev da una prova di quanto sia difficoltosa la vita di un tennista ad alto livello, soprattutto per quanto riguarda il rapporto che vi è tra il giocatore e il risultato. Dopo la sconfitta per mano di Rinderknech, il tedesco si è aperto così in conferenza stampa: “Ho vissuto molte difficoltà. Tante difficoltà con i media. Tante difficoltà nella vita in generale. Ma non mi sono mai sentito così vuoto. Mi manca la gioia. Mi manca la gioia in tutto ciò che faccio. Non riguarda solo il tennis. Mi manca anche al di fuori.
Anche quando vinco, come a Stoccarda o ad Halle, non provo quella sensazione che avevo una volta, quella felicità, quell’entusiasmo, quella motivazione a continuare. Ora non c’è. Ed è la prima volta nella mia vita che sento questo.” Ultimo motivo, ma non di minor importanza, sta nel fatto che l’erba, seppur ormai sia sempre più lenta, è la superficie più difficile su cui adattarsi. Si guardi Medvedev per esempio: un tennista del genere con propensione a palleggiare all’infinito a fondo campo non è assolutamente a suo agio sul verde. L’erba richiede oltre un servizio solido un ottimo gioco di volo, e molti tennisti delle ultime generazioni non sono molto bravi nell’approccio a rete. E per chiudere questo discorso, si deve tenere in considerazione anche quanto il cambio di superfice può influire sul feeling del giocatore. La conferma arriva da Draper in conferenza stampa, dopo la sconfitta rimediata da Cilic: “Mi sentivo bene su cemento e su terra. Poi sono arrivato su erba e ho percepito una grossissima differenza“.


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