Jasper Philipsen

Quattro tappe, più di cinque cadute rovinose e ritiri per due big, Filippo Ganna e Jasper Philipsen, è arrivato il momento di interrogarsi e cambiare.

Solo nella terza tappa ci sono state tre cadute a oltre 50 km/h, serve rivedere qualcosa, e anche in fretta.

Tappa 3: Philipsen, Meeus, Evenepoel e la volata


Il momento di maggior pericolosità è stato toccato nella terza tappa, con tre cadute oltre i 50 km/h.

La prima arriva quando mancano tanti chilometri al traguardo, a farne le spese è la maglia verde Jasper Philipsen. Nei pressi del traguardo volante, che dà punti per la maglia verde di miglior velocista, il belga viene toccato da Coquard mentre cerca di uscire dalla ruota del corridore davanti a lui. Philpsen cade ad alta velocità sulla spalla destra, finendo per rompersi la clavicola e due costole.

La seconda grande caduta arriva ai -5 km dal traguardo, Jordi Meeus si arrota e cade, con lui anche Remco Evenepoel, che però se la cava con poche bruciature.

La terza ed ultima è sul rettilineo finale, cadono in quattro mentre cercavano di fare la volata; nessuno di questi pare essersi ritirato nonostante le botte contro le barriere.

Tappa 1: Filippo Ganna


Il primo grande nome a lasciare la Grand Boucle è stato Filippo Ganna, caduto nel corso della prima tatta in una curva a destra.

Il dolore si è percepito fin da subito sul viso di Top Ganna, che dopo aver provato a continuare si è dovuto ritirare; gli sarà poi diagnosticato un trauma cranico.

Il ciclista italiano ha visto svanire la possibilità di vincere una tappa al Tour de France, unico grande giro di cui non ha ancora vinto una frazione. La tappa cinque, cronometro di 33 chilometri, sembrava su misura per lui, in un duello all’ultimo secondo con Remco Evenepoel, ma la dea bendata gli ha tolto subito questa possibilità.

Tappa 2: Thomas e Vercher all’arrivo in salita


Nella seconda tappa, quella con meno cadute sino ad ora, i protagonisti sono stati Benjamin Thomas e Mattéo Vercher. I due erano in fuga e andavano a caccia dei punti per la maglia a Pois, dunque su un traguardo volante posto in salita. Sì, si può cadere in salita.

Va detto che il terreno non era in asfalto, bensì in sanpietrini: è risaputo che la ruota posteriore potrebbe schizzare via da un momento all’altro, e così è stato. Sprint per i punti, Vercher perde la posteriore e butta giù anche Thomas: una caduta evitabilissima, su un gran premio di quarta categoria, che poteva costare caro a entrambi.

Una replica a “Tour, quante cadute! La sicurezza non è un optional”

  1. Avatar Tour de France, un commento dopo le prime dieci tappe – SportSide

    […] prime dieci tappe del Tour de France non c’è stato il terreno per fare grandi distacchi, tante tappe mosse in stile classiche, ma […]

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