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La sconfitta casalinga per 1 a 0 contro il Lecce ha segnato la fine dell’avventura di Stefano Pioli da allenatore della Fiorentina. La decisone di allontanare il tecnico ex Milan è stata frutto di un percorso a dir poco tumultuoso, condito da 6 sconfitte, 4 pareggi e nessuna vittoria in 10 giornate di campionato. Il dato che di certo salta all’occhio è rappresentato dall’ultimo posto in classifica, posizione impronosticabile a inizio stagione se consideriamo le aspettative della piazza e il valore della rosa.

Ma per quale motivo Pioli non è riuscito a trasmettere identità e compattezza alla formazione toscana?

Un calciomercato confusionario

La Fiorentina degli ultimi anni ha sempre avuto dei buoni giocatori, valorizzati al massimo dal grande lavoro di Vincenzo Italiano prima e Raffaele Palladino poi. Quest’estate serviva alzare il livello, affiancando ai già buoni calciatori figure di esperienza che sapessero alzare la forza della rosa. Ciò non è stato fatto e si è dato per scontato il consueto raggiungimento della zona Conference o Europa League, sottovalutando inconsciamente l’eccellente operato dei due allenatori precedenti.

Gli acquisti di Piccoli, Dzeko, Sohm, Fazzini, Lamptey e Nicolussi Caviglia hanno semplicemente “allungato il brodo”, senza alzare veramente la qualità della squadra.

Le responsabilità di Pioli

Il calciomercato non all’altezza non può giustificare il piazzamento all’ultimo posto dei Viola. Le scelte tecniche di Stefano Pioli, infatti, non hanno mai portato a buone prestazioni, con una Fiorentina sempre in balia degli eventi e dell’avversario.

La scelta iniziale di proporre un gioco offensivo, aggressivo e verticale non si è rilevata la soluzione più adatta alle caratteristiche della rosa: la mancanza di difensori veloci e di centrocampisti di qualità non ha permesso a Pioli di emulare lo stile di gioco che aveva portato allo scudetto del Milan nella stagione 21/22. Calciatori come Ranieri, Pongracic o Pablo Marì sono giocatori di poca gamba e quindi non adatti a giocare con tanto campo alle spalle, mentre a centrocampo Fagioli e Nicolussi Caviglia sono gli unici ad avere qualità palla al piede e capaci dunque di dare velocità e ritmo all’azione.

Date le difficoltà di attuare uno stile di gioco dominante, il tecnico ha provato ad avere un approccio più difensivista, tentando di sfruttare i contropiedi. Questo tipo di soluzione tattica, però, va totalmente in contrasto con la filosofia di Pioli, che preferisce proporre gioco e fare un gol in più dell’avversario.

Le zero vittorie conquistate, inoltre, hanno destabilizzato la tranquillità della squadra, che non è riuscita a seguire le indicazioni dell’allenatore, giocando quasi sempre partite confuse e andando nel panico alle prime difficoltà. In tal senso, Pioli non è riuscito nel compito di compattare il gruppo di fronte alle difficoltà, dimostrandosi poco abituato ad affrontare situazioni così complesse.

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