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In collaborazione con Gianluca Banfi

A nemmeno un mese dall’inizio della NBA si stanno iniziando a intravedere i reali obiettivi di molte squadre, se in fondo alla Eastern Conference troviamo i Brooklin Nets e gli Indiana Pacers, già proiettati alla Lottery per il Draft 2026, in cima alla classifica guidano, neanche troppo a sorpresa, i Detroit Pistons.

I segreti dei Detroit Pistons

29 dicembre 2023, una data che entrò nella storia perché quella sera Detroit perse la sua 28esima partita consecutiva diventando così la squadra con la striscia più lunga di sconfitte in oltre 75 anni di NBA. Com’è possibile che in meno di due anni ora i Pistons siano una vera contender ad Est?

Innanzitutto, il cambio di allenatore ha portato i suoi frutti, all’inizio di questa sua seconda stagione alla guida dei Pistons J.B Bickerstaff ha dimostrato come la squadra sia in netta crescita e stia seguendo un percorso dove ogni anno si aggiungono pezzi importanti.

Dopo averla riportata ai playoff dopo periodi bui, quest’anno l’asticella si sta alzando ancor di più.

Non potrebbe essere altrimenti quando il tuo playmaker è Cade Cunningham, scelta numero uno al draft del 2021 ed entrato in NBA con tantissimo hype intorno, ma che a causa di un inizio molto lento di carriera aveva distolto un po’ i riflettori da sé stesso.

Dalla scorsa stagione però qualcosa è cambiato, i giocatori attorno a lui sono cresciuti e ne sono arrivati altri dal mercato e tutto ciò, unito all’esperienza accumulata, ha fatto elevare il gioco della guardia Texana.

In queste prime uscite sta tenendo medie da MVP; 27,5 punti, 5 rimbalzi e 10 assist di media con la squadra che vola con lui al volante.

I Detroit Pistons non sono però soltanto Cade Cunningham, infatti già in questa settimana hanno dimostrato di poter vincere partite anche senza di lui e senza Jalen Duren, altra super intuizione della dirigenza Pistons pescato alla 13 nel 2022.  Grazie al suo fisico e alle sue letture, oltre a portarlo ad essere uno dei rimbalzisti migliori della lega, aiuta la squadra ad essere in cima alle classifiche difensive, al sesto posto per punti concessi agli avversari e terzi per rimbalzi a partita.

Attorno alle stelle c’è tanto talento, da Ausar Thompson a Jaden Ivey, e con l’aggiunta di veterani come Tobias Harris, Caris Levert e Duncan Robinson oggi Detroit non è più la cenerentola della NBA, anzi sa di avere le proprie carte per arrivare fino in fondo.

Disastro Clippers

Se a Detroit è tutto rose e fiori, a Los Angeles sponda Clippers sembra andare tutto nel verso sbagliato.

A inizio stagione il roster dei Clippers non dava sicurezze nonostante tanti nomi grossi come James Harden, Kawhi Leonard, Ivica Zubac e Bogdan Bogdanovic ai quali in estate si sono aggiunti Brook Lopez, Bradley Beal e il ritorno di Chris Paul. Il risultato di questo roster è una seria ipoteca sul futuro ora che non c’è più nessun giovane su cui puntare ma neppure una squadra che può ambire al titolo vista l’età media di 33 anni, la più alta sia nella storia della franchigia che della lega.

Il campo parla per i Los Angeles Clippers, 3 vinte e 8 perse, ma i dati che preoccupano di più sono quelli inerenti all’attacco, dove con 109.5 punti a partita sono 27esimi in NBA e 24esimi per quanto riguarda gli assist che significa tanti isolamenti e poco ritmo che porta l’attacco californiano ad essere prevedibile.

In aggiunta, come facilmente ipotizzabile, i Clippers hanno problemi di infortuni, con Leonard che ha già saltato la metà delle partite in stagione e Bradley Beal, notizia di questa settimana, che ha riportato una frattura all’anca che lo terrà fuori per tutta la stagione.

Questi continui acciacchi non aiutano la squadra a risalire la classifica nella quale i Clippers stanno sprofondando e vedendo la situazione salariale attuale è difficile trovare contratti che possono avere mercato, per possibili scambi, visti gli altissimi contratti dei top player.

Una cosa è certa, questo è l’ultimo anno ai Clippers per tanti giocatori e forse nelle idee della dirigenza c’è quella di terminare questa stagione nel miglior modo possibile per poi avere un nuovo inizio a partire dalla prossima, dove sicuramente ci sarà un più che necessario ricambio generazionale.

Game of the week: Heat-Cavs

La partita della Settimana non può che essere il match andato in scena al Kaseya Centre di Miami tra Miami Heat e Cleveland Cavaliers di lunedì 10 novembre.

Gli ospiti arrivavano alla partita con un buon record di 7 vinte e 3 perse mentre i padroni di casa poco al di sotto con un 6-4.

Le previsioni per un ottima partita c’erano tutte, Miami è l’attacco migliore della lega per punti segnati mentre Cleveland è il quinto, da una parte Norman Powell in grande condizione al suo primo anno a Miami, dall’altra Donovan Mitchell alla guida del super quintetto di Cleveland che da pochi giorni aveva ritrovato anche il rientrante Darius Garland.

Cleveland sembra prevalere fisicamente su Miami che in questo momento deve fare a meno del suo centro titolare, Bam Adebayo. Nonostante ciò, il ritmo in attacco degli Heat è sempre alto, tanti passaggi e tanti giocatori coinvolti, primi anche per numero di assist nella lega.

Questo permette alla squadra della Florida di tenere il passo per tutta la partita fino a che nel finale va anche in vantaggio con più di 10 punti per merito di tante grandi giocate di Jaime Jaquez Jr, che finirà la partita con 22 punti e 13 rimbalzi e 7 assist uscendo dalla panchina.

Cleveland non molla, si rifà sotto e ha anche la possibilità di vincere con l’ultimo tiro, sbagliato però da Donovan Mitchell; parità e di conseguenza overtime.

Overtime

Nell’overtime la partita si fa incandescente, il palazzetto di Miami è simile a quello delle grandi occasioni, ma i sogni dei tifosi Heat sembra spegnerli lo stesso Mitchell che manda a segno il canestro, fino ad ora, più assurdo e difficile della stagione per portare la partita sul 138 pari.

Con 0.4 secondi sul cronometro c’è aria di secondo overtime, ma con una rimessa studiata a tavolino da Erik Spoelstra, Andrew Wiggins riceve un passaggio sopra il ferro e inchioda la schiacciata della vittoria, colpevole la difesa dei Cavaliers troppo leggera nel perdersi la marcatura.

Miami Heat-Cleveland Cavaliers: 140-138

Per Cleveland una sconfitta amara anche se due giorni dopo si è giocato il rematch sullo stesso campo e i Cavs hanno portato a casa la vittoria con una bella prova di forza nel 4° e un risultato finale di 130 a 116.

Cleveland è pronta per il titolo

L’anno scorso Cleveland era partita con un record di 15 vinte e 0 perse, vincendo poi

la stagione regolare ad Est ma uscendo al secondo turno di Playoff contro gli Indiana Pacers.

Ad oggi l’avvio è stato più a rilento, ma a Cleveland sanno che l’occasione buona per provare ad arrivare alle Finals è questa, vista la caduta di due contender come Boston e la stessa Indiana.

Il quintetto è quello giusto, due lunghi forti come Jarrett Allen ed Evan Mobley li hanno poche altre franchigie, De’Andre Hunter è il pezzo perfetto aggiunto la scorsa stagione e infine un backcourt ottimo composto da Donovan Mitchell e Darius Garland che hanno già dimostrato di avere l’alchimia giusta.

Nel mercato ha salutato l’Ohio Ty Jerome, importante nella scorsa stagione, sostituito però da Lonzo Ball in cerca di riscatto dopo tanti infortuni. A completare il roster ci sono su tutti, specialisti come Sam Merrill e Max Strus.

A Cleveland c’è tutto quello che serve per poter fare una stagione trionfale, ora spetta a giocatori e staff dimostrare a che punto sono arrivati questi Cavs e se si può sognare un ritorno alle finali che manca dal 2018, anno d’addio del padrone di casa, LeBron James.

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