Rossi e Marquez sono i due piloti più forti del nuovo millennio. Il primo già ritirato, il secondo, che dopo anni di incidenti e lunghe riabilitazioni, sta per compiere l’impresa di ritornare campione del mondo nella massima categoria. I due sono coinvolti in una faida che non si è ancora chiusa, dopo quel tanto contestato mondiale del 2015. Seppur simboleggino due poli opposti per i fan delle due ruote, vi sono delle analogie fra i due giganti delle moto: Marquez è cresciuto nel mito di Valentino e nel tentativo di emularlo si è spinto oltre ai suoi limiti, entrando in competizione con il suo maestro, ponendo la parola fine sul suo dominio ad alti livelli. Sia il dottore che l’alieno hanno corso e vinto per Honda, ed entrambi hanno provato l’emozione di competere a bordo della Ducati. Ed è forse qui il punto cruciale della loro rivalità, il parametro che può spostare l’ago della bilancia del goat-debate verso l’iberico.
Rossi e la Ducati: insoddisfazioni e la terribile morte del Sic
Tutti sanno che il punto più basso della carriera di Rossi sono stati gli ultimi anni ai servigi della Yamaha, con cui, pur di continuare a correre, aveva scelto di optare per il sedile della Petronas, la squadra non ufficiale. Meno persone ricordano il periodo di Rossi in Ducati, due stagioni fra il 2011 e il 2012. Un arrivo in pompa magna, che vide arrivare nella scuderia italiana migliore di sempre il pilota italiano del momento. Un redentore Rossi, che doveva prendere le redini del team al posto del campione del mondo Casey Stoner, unico capace in quel momento a regalare la gioia del trionfo alla casa di Borgo Panigale. Erano già iniziati periodi difficili per la scuderia emiliana, sempre a rincorrere le moto giapponesi, ma il biennio in cui corse il dottore, affiancato dallo sfortunato Hyden, furono probabilmente quelli alla guida della peggior Ducati della storia. Rossi passò da arrivare a podio un weekend sì e uno no a lottare per arrivare fra i primi 10, una situazione che spense la competitività del pilota italiano e lo portò ad entrare in conflitto con la dirigenza. Un ex ingegnere della Ducati, Martinez, spiega quale fosse il problema principale nel documentario firmato DAZN “Life in red”: “La Ducati era una moto pensata e concepita per non avere un telaio perimetrale, e l’arrivo di Valentino ha cambiato anche questa parte molto importante del progetto, un po’ con l’intenzione di trasformare una Ducati in una Yamaha. La forma di quel telaio perimetrale in alluminio attorno ad un motore che non era stato pensato a livello di volume, era molto più grande di un motore concepito per avere quel telaio perimetrale, poiché rendeva la motocicletta ergonomica. Era una moto particolarmente larga e ciò limitava la capacità dei piloti di muoversi sulla moto, ostacolandone le prestazioni”. Se i problemi con la motocicletta sembravano non finire mai, si aggiunse anche uno sconvolgimento personale molto importante nella vita del pilota: la perdita dell’amico Simoncelli. Durante il penultimo gran premio del 2011 a Sepang, per evitare di cadere, il Sic si fece investire da Colin Edwards e proprio dal Dottore. Un dolore profondo è ancora presente nell’animo del nove volte campione del mondo. L’ex manager di Simoncelli, Carlo Pernat, in un’intervista al XIX Secolo dichiarò che: “Valentino non è più stato lo stesso” e che “Per due mesi e mezzo non si fece né vedere né sentire. Si sentiva tremendamente in colpa“. Da lì derivo la decisione di tornare da figlio prodigo alla Yamaha, al termine della stagione 2012, dopo appena 3 podi conquistati in 36 gare.
Marc Marquez e il sogno rosso di rivincita
Se per Valentino Rossi il periodo alla Ducati è stato come entrare in un tunnel, per Marquez sta significando invece l’uscire da un buco nero, fatto di gravi infortuni e perdita di prestazione. Durante il periodo migliore della sua carriera con vittorie a catena, all’improvviso tutto sembrò svanire. Nella seconda gara della stagione 2020, appena prima dell’avvento della pandemia di Covid, durante la gara di casa a Jerez, un incidente spaventoso coinvolse il pilota iberico. Marc perse il controllo della moto e venne sbalzato violentemente per terra. Rimediò una frattura dell’omero, tuttavia, dopo una prima operazione, il calvario continuò, dato che si dovette operare nuovamente due volte per un’infiammazione causata dalla placca di ferro inserita nel suo braccio destro. Viene costretto dunque a saltare tutta la stagione 2020. Il declino della Honda segue il suo da pilota: la moto diventa più lenta, ma soprattutto diventa più difficile da guidare. Marquez ottiene tre ultime vittorie con la Honda nel 2021 e negli anni successivi continua a faticare terribilmente e a cadere davvero troppe volte. Le cadute oltre a procurargli una frattura del metacarpo, problemi di vista e altri problemi alla placca di ferro del suo braccio destro, gravano sulla mente del pilota, generando un’insicurezza sconosciuta finora all’enfant prodige asturiano. Tutto viene messo in dubbio: se tornerà mai come prima, se potrà competere con la nuova generazioni di piloti, se non sia l’ora di smettere. Nel 2024 cambia dopo 11 anni scuderia. Per ricominciare sceglie la Ducati Gresini, dove ritroverà come compagno di sella il fratello Alex. Marquez torna a sorridere: dopo qualche difficoltà iniziale, Marc ritrova il passo. Gli infortuni non si ripropongono e la stagione con Gresini diventa la comeback season. Il pilota con il 93 torna a vincere ad Aragon, dopo 2 anni di digiuno e continua a brillare, tantoché il team ufficiale decide di puntare su di lui al posto di Enea Bastianini. Una scelta molto forte, perché al suo fianco incontrerà Pecco Bagnaia. Come non fosse successo mai niente, Marquez ritorna ai livelli della Honda: quest’anno già sette vittorie, ma soprattutto l’alieno torna ad essere temuto nel paddock, avendo dimostrato la sua competitività e il suo livello alla nuova generazione di plioti, a partire da Pecco appunto. Al contrario di VR46, Marquez è arrivato in un periodo diverso, un momento in cui la Ducati è superiore a tutte le altre moto, in cui la competizione è fra i team della stessa Ducati. Bisogna però anche sottolineare l’umiltà del pilota: al contrario di Rossi, Marquez si è affidato cecamente alle cure prima della Gresini e poi della Ducati Corse. E finora, nei momenti di tensione con il compagno di scuderia, è sempre stato diplomatico, limitando le voci di attrito e mostrando di andare forte in pista. Un comportamento costruttivo e maturo, rivolto ad una collaborazione vincente sul lungo periodo.


Lascia un commento