A meno di 24 ore dal termine del Tour de France, ecco il pagellone sui protagonisti della Grand Boucle: dalle certezze sino alle scoperte, senza dimenticare le delusioni.
Pogacar 10: Domina le prime due settimane del Tour, chiudendo i giochi, ma non ammazza la partita sulle Alpi. Chissà per quale motivo…era in calo o ha voluto solamente controllare? Il Pogacar “cannibale” dello scorso anno non avrebbe corso in questo modo, ma potrebbe essere la strategia giusta per cercare la doppietta alla Vuelta.
Vingegaard 8: corre un Tour de France all’attacco sin dall’inizio. Nelle prime tappe tiene il passo dello sloveno, ma al primo grande appuntamento da forfait a cronometro e poi sull’Hautacam. I due voti in meno sono per questo motivo, due crisi nere in pochi giorni non le aveva mai avute (nemmeno una per la verità).
Nell’ultima settimana ci prova sul Mont Ventoux, ma è troppo timido nelle altre due frazioni alpine.
Lipowitz e Onley 8: ci si aspettava il tedesco, e non ha deluso, pronto sull’ Hautacam e nelle altre tappe di montagna, soffre sulla Loze ma si gestisce e conferma il terzo posto a La Plagne.
Lo scozzese, Oscar Onley, è la sorpresa del Tour de France, non se lo aspettava nessuno, si prende una top 5 di assoluto livello, un futuro che lo aspetta.
Remco 5: corre un Tour de France da 4 in pagella, ma vince la cronometro. Il ritiro arriva dopo tre giornate storte, ma dichiara di aver iniziato il Tour con una costa rotta. Un anno sfortunato, a cui seguiranno riflessioni sul suo futuro, sarà un uomo da grandi classiche o lotterà per la classifica generale nei grandi giri?
Jorgenson 3: doveva essere la pedina tattica per isolare Pogacar e attaccarlo ripetutamente, ma si è rivelato malato alla prima tappa di montagna, finendo per uscire di classifica al primo arrivo in salita.
Van Der Poel 9: i primi 10 giorni erano fatti su misura per lui, e non si smentisce: tappe, maglia gialla e ultimo uomo di Philipsen. Ci regala un duello con Pogacar degno delle più belle classiche del nord, lo ferma solo una polmonite quando era ancora in corsa per la maglia verde.
Van Aert 5.5: un Tour da spettatore fino all’ultima tappa, dove si inventa un gran numero e lascia l’amaro in bocca a Pogacar. Aveva finito il giro da protagonista e sembrava pronto a tornare definitivamente al top, invece la strada ha detto altro per 20 giorni. Invisibile nella prima settimana, con molte tappe adatte a lui e poco in aiuto a Vingegaard nelle dinamiche di gara, la vittoria di ieri evita un voto più basso, ma ci si aspettava di più.
Almeida 7.5: fin quando c’è stato, è stato perfetto, poi la caduta lo ha costretto al ritiro. Era nella forma della vita, probabilmente avrebbe centrato la top 5, ma il voto “basso” è figlio del suo modo di correre. Un gregario così di lusso, che può ambire anche alla classifica generale, non può correre nelle retrovie del gruppo nelle fasi concitate della gara.
Roglic 7: la prima settimana, sua e della Red Bull Bora è disastrosa, poi cresce fino alla top 5. Si gioca tutto nell’ultima tappa di montagna, ma le Alpi lo respingono, Rogla ha dato tanto al ciclismo, e una mossa così poteva permettersela.
Milan 9: il velocista italiano conquista due vittorie di tappa e la tanto voluta maglia verde, di miglior velocista. Alla prima apparizione al Tour il resoconto è più che positivo, per non dire ottimo, ma sono tante le cose su cui può ancora migliorare, basti guardare le due tappe in cui viene battuto da Merlier…


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