In collaborazione con Gianluca Banfi
Arriva novembre, e dopo poco più di una settimana di rodaggio, si intravede all’orizzonte quali possono essere i destini delle franchigie NBA in questa stagione. Tante si aspettavano una partenza migliore mentre altre hanno record positivi in modo sorprendente.
Rinascita 76ERS
Tra le squadre migliori di questo avvio ci sono sicuramente i Philadelphia 76ers. Dopo una Pre-Season incerta e rumori di spogliatoio non confortanti, la squadra di Nick Nurse è partita fortissimo, con una serie di vittorie e soprattutto prestazioni di squadra che fanno ben sperare i tifosi di Phila.
Alla fine dell’anno scorso, dopo una stagione con solo 24 vittorie, il pessimismo per il futuro era tanto, accentuato ancor di più dalla condizione fisica di Joel Embiid e dal poco contributo fornito da Paul George firmato a cifre spropositate nell’estate 2024, 212 milioni in 4 anni.
Ad accendere la scintilla però è Tyrese Maxey, che da vero leader sta trascinando Philadelphia con il proprio ritmo offensivo. I 76ers sono una squadra divertente, che si passa tante volte la palla, primi in NBA senza mai fermarla per troppi secondi. Maxey è l’indiziato numero uno in attacco, con un Embiid ancora molto cauto sulle ginocchia, ma attorno ci sono giocatori complementari come Oubre jr e Grimes, assieme a tanti altri giovani che stanno avendo ognuno il proprio minutaggio.
Con McCain e Paul George ancora ai box, senza sapere una data di rientro, la scena in quel ruolo vacante se la sta prendendo tutta VJ Edgecombe, candidato numero uno ad oggi per il Rookie dell’anno.
Heat culture = Simone Fontecchio
Neanche lo stesso Simone Fontecchio poteva pensare alla firma con Miami, di poter diventare fin da subito uno dei beniamini dei tifosi, ma la verità è che il nativo di Pescara incarna perfettamente quella che è la Heat Culture.
La Heat Culture è il modus operandi dei giocatori allenati dal maestro Erik Spoelstra, ovvero che il talento conta come normale che sia, ma ciò che ti porta a un livello più alto è la dedizione, la disciplina e l’etica sul lavoro.
Fontecchio, arrivato in NBA nel 2022, firmato dagli Utah Jazz, ha subito fatto vedere le doti atletiche e il tiro da tre come le sue armi principali.
Dopo tre anni tra Utah e Detroit, dove ha dimostrato di poter essere un giocatore valido nella lega, ha ottenuto la fiducia di Pat Riley che lo ha voluto portare ai suoi Miami Heat.
Negli anni veniva sempre schierato in campo ma, con i pochi minuti giocati, non ha mai espresso tutto il suo potenziale, adesso a 29 anni, nella sua piena maturità cestistica è capitato forse nel posto migliore della sua carriera.
La fiducia che gli dà la squadra viene restituita in campo da Simone, che in questo inizio gioca 20 minuti di media a partita nel quale l’azzurro porta a casa 13 punti, 2,5 rimbalzi e quasi 2 assist con percentuali al tiro altissime, 59% da tre con 5 tentativi a partita aggiungendo una difesa sempre attenta su qualsiasi avversario si trova davanti.
Problemi in casa Dallas Mavericks
Ai nastri di partenza si poteva credere che i Mavs fossero una vera contender pure in una western conference così ricca di squadre di livello, ma dopo le prime partite qualcosa sta scricchiolando. Il roster pensato dalla dirigenza Texana non sta portando le garanzie che ci si aspettava. Specialmente dopo la trade che ha spedito Luka Doncic ai Lakers.
Sulla carta Dallas ha uno dei roster più lunghi della NBA, con ottimi sostituti in ogni ruolo del campo e un quintetto titolare che, se sano, fa paura a tutti.
Il problema però è proprio questo, perché all’infortunato Kyrie Irving, che resterà fuori almeno fino a gennaio, si è aggiunto Anthony Davis, che ha dovuto lasciare il campo nella partita contro i Pacers per un problema al piede di cui ancora non si sa l’entità.
Oltre a loro tutto il reparto lughi è un po’ acciaccato, con Gafford e Lively da valutare prima di ogni partita.
Inoltre, a livello di risultati Dallas è partita con solo 2 vittorie, contro Toronto e Indiana, nelle prime 5 partite, tutte giocate in casa.
Il gioco non convince e come riportano i dati, Dallas è la 28esima squadra per punti segnati a partita e 27esima per percentuale di triple realizzate.
Il playmaking nelle mani di Cooper Flagg è ancora da migliorare, come normale che sia, ma in questo momento non ci sono alternative affidabili essendo D’Angelo Russell, per l’ennesima volta in carriera, incapace di essere costante nell’arco di più partite.
Il General Manager Nico Harrison ha costruito in offseason una squadra per vincere subito, ma le prime indicazioni non sono rassicuranti. Dallas deve cambiare registro e sperare di non perdere per infortunio altri giocatori, ma in ogni caso la strada verso il titolo è più lontana di quello che si crede in casa Mavericks.
Game of the Week: Timberwolwes vs Lakers
Questa partita è una di quelle che può fare da manifesto per la lega, LeBron e Doncic contro Edwards, 3 dei giocatori più forti del mondo, ma che purtroppo a causa di infortuni hanno dovuto assistere il match da bordo campo.
Dopo una prima settima colma di overtime, rimonte incredibili e prestazioni extraterrestri, ora si sta allineando tutto alla normalità di una regular season fatta di 82 partite.
Nel primo atto dei tre che si giocheranno in questa stagione, dominò Luka Doncic con 49 punti, mentre in questa partita serviva un altro eroe in assenza dello sloveno in casa Lakers per portarsi a casa anche questa.
Nel primo quarto partono meglio i Minnesota Timberwolves grazie al 7 su 13 da tre solo in questa prima frazione, ma dal lato opposto del campo concedono troppe penetrazioni ai Los Angeles Lakers che rimangono aggrappati al risultato grazie ai canestri da 2 punti e i tiri liberi. Al calare del tiro da tre la squadra della California prende il sopravvento e chiude in vantaggio il primo tempo.
Il 3° e 4°/4° sembrano una pratica già chiusa per i Lakers in controllo con la doppia cifra di vantaggio per tutto il tempo con un super Jake LaRavia da 27 punti con un solo tiro dal campo sbagliato in tutta la partita.
Rischio sbandata per i Lakers
Negli ultimi 5 minuti i gialloviola si trovano sopra di 15 e abbassano un po’ il ritmo e l’attenzione, e in NBA è l’ultima cosa che puoi fare. Con così poco tempo da giocare Minnesota non molla e rimonta tutto lo svantaggio con Randle da 33 punti che con 10 secondi sul cronometro porta addirittura in vantaggio la squadra di casa.
Il finale sembra condannare i Lakers, ma in questo momento di assenza di LeBron e Doncic si eleva sempre lui, Austin Reaves, che con un canestro difficilissimo sulla sirena chiude la partita con 28 punti, 16 assist e vittoria.
Il dilemma di Austin Reaves
Reaves è la chiave per questi Lakers per puntare al titolo, ma nel 2026 ha un contratto in scadenza e le cifre offerte dai Lakers per il rinnovo, avendo già un monte ingaggi troppo alto, non sembrano soddisfare la guardia gialloviola, che giocando a questi livelli otterrà sicuramente più soldi da altre squadre.
A Los Angeles si coccolano il suo talento, ma è già il momento di pensare al futuro per evitare di trovarselo avversario nella prossima stagione.


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